"Quando c'è l'amore, c'è tutto. Non serve altro."
E' una delle affermazioni che abbiamo sentito ripetere più spesso. Quando si parla di relazioni, l'opinione diffusa è che l'amore sia sufficiente al funzionamento di un rapporto. Ma è davvero così? Le coppie innamorate non vanno incontro a periodi di crisi? Può il forte sentimento che lega due persone garantire una pacifica e soddisfacente vita insieme?
Oggi inauguriamo un ciclo di articoli sulla terapia di coppia.
C'era una volta l'infatuazione
Tutto iniziò con un colpo di fulmine, o qualcosa di simile. Lui conosce lei, e la vede stupenda. Lei lo osserva, e lo trova brillante. I difetti sono sfumati, quasi impercettibili, a volte addirittura adorabili. I pregi sono ingigantiti, sopravvalutati. Lui è perfetto, lei è perfetta. Tutto funziona come un meraviglioso meccanismo bel oliato. L'infatuazione è per definizione destinata a durare poco, lasciando al suo posto la necessità di confrontarsi, per la prima volta, con una persona vera, in tutta la sua "realtà".
Dopo i confetti escono i difetti
E' opinione diffusa che dopo il matrimonio le coppie si ritrovino a dover affrontare la sconcertante realtà dei fatti: la persona che hanno sposato è molto diversa da come era sembrata in precedenza, e le conseguenze sono spesso devastanti. Ma è davvero così?
Fermiamoci un attimo...
Arrivati a questo punto ci interrompiamo per fare una serie di precisazioni: in questa sede, prima di tutto, ci riferiamo alle coppie sposate per comodità, ma i principi di cui parleremo possono essere applicati a tutte le persone che stanno insieme, siano essi fidanzati, conviventi e coniugi. In secondo luogo, non vogliamo tristemente smontare la visione idilliaca e romantica dell'amore, evidenziandone con cinismo gli aspetti più oscuri.
Poche esperienze, nella vita, sono emozionanti e significative come l'innamoramento. L'amore sconvolge, infiamma, trasforma, fa crescere, regala momenti di rara intensità, permette di condividere esperienze rendendole ancora più importanti, dona sicurezza e tranquillità.
Ma non solo, e non sempre.
Qui parliamo di quelle difficoltà che emergono nella vita di coppia, fatte di incomprensioni, di errori di comunicazione, di fraintendimenti e di paure più o meno consapevoli, che rendono il rapporto meno soddisfacente.
La terapia cognitiva può essere applicata con successo a queste problematiche, attraverso un percorso che mira a fornire ai coniugi gli strumenti per rendere le loro comunicazioni più chiare e ridurre la possibilità di fraintendersi. Inoltre sviluppa la capacità di risoluzione dei problemi concreti che emergono ogni giorno, fornendo delle linee guida che, se seguite, possono alleviare notevolmente il carico di stress a cui sono sottoposti i coniugi.
...riprendiamo da dove c'eravamo interrotti
E così, dopo i confetti arriverebbero i difetti. In realtà, i difetti ci sono sempre stati, e non erano nemmeno tanto nascosti. Cosa è cambiato, allora?
Ogni persona, nessuna esclusa, presenta una costellazione unica di caratteristiche che lo rendono attraente e piacevole ed altre che, al contrario, sono indesiderabili. L'idealizzazione dell'altro e la sopravvalutazione del potere del sentimento che proviamo ci porta a pensare che ogni difficoltà, anche quelle legate a difetti dell'altro, sarà facilmente risolta. Così, nel periodo dell'infatuazione, sviluppiamo desideri e aspettative sulla vita insieme: il nostro sarà un amore travolgente , sarà un matrimonio perfetto.
Le aspettative col tempo si intensificano, anche a causa dell'investimento sempre maggiore di impegno e tempo nel rapporto. Così, col tempo, diventano pretese.
"Ho sempre immaginato che, una volta sposata, mia marito mi avrebbe aiutata nei momenti di difficoltà" diventa "Un marito deve aiutare la moglie ogni volta che ha bisogno, se la ama davvero".
"Vorrei che mia moglie mi mettesse sempre al primo posto" diventa "Una moglie deve mettere il marito sempre al primo posto".
"Mi conoscerà così bene che capirà da solo ciò di cui ho bisogno" diventa "Lui deve capire cosa deve fare senza che io glielo dica."
I
desideri diventano
aspettative, le
aspettative diventano
regole, le
regole diventano
diritti e quindi
pretese. Il circolo vizioso è completo.
Leggimi nel pensiero, se mi ami!
Ogni membro della coppia è assolutamente convinto che le proprie aspettative e regole abbiano motivo di esistere, che siano ragionevoli e valide. Questo ha come conseguenza il fatto che ognuno di noi pretende che l'altro sappia ciò che desideriamo, senza che gli venga detto. Tutto resta a livello del pensiero. Ciò che viene detto è ben diverso.
Cosa pensa: "Lo sapevo! E' appena rientrato a casa e si è già seduto in poltrona! Non mi dà mai una mano. Eppure dovrebbe capire che bado alla casa tutto il giorno e che la sera mi serve un aiuto!". Cosa dice: "Sto sgobbando come una serva da stamattina e tu te ne stai in poltrona! Bene!"
Cosa pensa: "Non sopporto quel suo sguardo arrabbiato. Mi sono seduto in poltrona, e allora? E' solo per dieci minuti, poi mi alzerò. Accidenti, sono appena tornato da lavoro e dovrebbe arrivarci da sola che ho bisogno di rilassarmi un attimo." Cosa dice: "Ogni volta che metto piede in questa casa inizi a lamentarti! A volte vorrei non tornarci proprio, a casa!"
Cosa pensa: "Come al solito non gli piace la cena che gli ho preparato. Mai che dicesse che è buono e mi facesse un complimento. Eppure dovrebbe rendersi conto che ho passato ore a fare la spesa e a cucinare per preparargliela! Non apprezza mai quello che faccio per lui.". Cosa dice: "E allora? Non mangi il contorno? Dovrò buttare tutto. Tanta fatica per niente."
Cosa pensa: "Guarda quante cose ha preparato! Avanzerà tutto, dovremmo buttare buona parte del pasto. Eppure dovrebbe sapere che dobbiamo fare economia. Non sa proprio gestire i soldi.". Cosa dice: "Non vedi che sto scoppiando? Vuoi che mi senta male?"
Eppure dovrebbe capire, eppure dovrebbe accorgersi, eppure dovrebbe arrivarci da solo...però non capisce, non si accorge, non ci arriva da solo. I desideri non sono espressi, le richieste non sono formulate, le critiche non vengono fatte in maniera costruttiva.
E' possibile imparare a comunicare meglio? Sì, si può.
Il primo passo è smettere di pensare che il proprio partner abbia poteri soprannaturali e che abbia il dono di leggere nel pensiero.
Se desideriamo qualcosa, esprimiamolo. Se abbiamo richieste, facciamole. Se qualcosa non ci va bene, facciamolo presente all'altro con gentilezza.
"Tesoro, vorrei che mi aiutassi per la cena. Potresti apparecchiare?"
"Vorrei rilassarmi per un po' in poltrona. Sono molto stanco, ma tra dieci minuti lo faccio."
"Ti sono sempre piaciuti i funghi. Stasera non li mangi?"
"E' tutto buonissimo, ma è troppo. E' un peccato buttarli. Potresti provare a cucinare meno cose. Che ne pensi?"
Ancora una volta, sembra facile ma non lo è, soprattutto quando lo stress e la fatica legate al lavoro e alla gestione della casa e della famiglia si accumulano, insieme alle delusioni legate alla caduta dell'illusione di una vita coniugale sempre e comunque soddisfacente. Ma imparare a comunicare correttamente si può, in maniera calma, gentile, ma anche diretta e decisa.
L'abilità di formulare osservazioni che non contengano critiche, frecciatine, lamentele, accuse si acquisisce gradualmente. Come ogni abilità, si mette in pratica e si affina col tempo.
Proviamo a capirci
Abbiamo parlato negli articoli precedenti degli errori che commettiamo ogni giorno nell'interpretazione dei segnali provenienti dall'esterno, ma anche dall'interno, cioè dei nostri stessi pensieri. Se non riusciamo sempre ad interpretare correttamente le nostre stesse produzioni mentali, come potremmo essere certi di comprendere con sicurezza ciò che pensano gli altri?
"La terapia cognitiva ha mostrato che i coniugi possono imparare a essere più ragionevoli l'uno con l'altro adottando un atteggiamento di minor sicurezza in sé e maggiore umiltà quanto all'esattezza della loro lettura del pensiero altrui e alle conclusioni negative che ne traggono, verificando queste conclusioni e prendendo in considerazione qualche spiegazione alternativa della condotta del partner." (A. T. Beck, 1988)
Ognuno di noi, soprattutto quando è stanco e arrabbiato, è portato ad interpretare erroneamente il comportamento altrui, vedendo dietro di esso motivazioni malevole e crudeli. E' difficile mettere in discussione le nostre interpretazioni.
"E' appena tornato e si è già seduto in poltrona. Non gliene importa niente di me! E' il solito egoista."
"Ha già cominciato a lamentarsi. Non capisce che sono stanco! Non gliene frega niente, pensa solo a se stessa!"
La stessa frase ha significati diversi per chi la pronuncia e per chi la ascolta. "Sto sgobbando come una serva da stamattina!" per la moglie significa "Vorrei che mi aiutassi" e per il marito "Si lamenta solo ed è egoista. Non riconosce che sono stanco anch'io".
"La causa del litigio non sono le parole o le azioni in se stesse, ma il significato che a esse attribuisce l'altro" (A. T. Beck, 1988).
Nella comunicazione usiamo segni e simboli che vanno interpretati. Letti in un certo modo, assumono il significato di critiche, di attacchi, di lamentele. Insomma, alla base di tante incomprensioni vi sarebbe un atteggiamento cognitivo negativo.
"La forza del pensiero negativo è confermata da molte ricerche. Ciò che distingue i matrimoni in crisi da quelli felici non è tanto la mancanza di esperienze piacevoli, quanto piuttosto il gran numero di esperienze sgradevoli, o di quelle che sono interpretate come tali. (...) Sembra che sia più naturale ottenere la felicità se si riducono le esperienze e le interpretazioni negative." (A. T. Beck, 1988)
La terapia cognitiva si concentra proprio sulle distorsioni che impediscono ai coniugi di comunicare o di comunicare bene.
E se l'altro proprio non collabora?
La terapia di coppia, a dispetto del nome, non deve necessariamente essere applicata alla coppia. Se il proprio partner non ritiene sia necessario un percorso terapeutico, non vede alcun problema nel matrimonio e semplicemente non ha tempo e voglia di parteciparvi attivamente, il/la compagno/a può rivolgersi ad un terapeuta da solo/a. I cambiamenti nel suo modo di comunicare si rifletteranno sull'equilibrio di coppia, migliorando le interazioni col partner e creando un clima più disteso a casa.
E chissà che col tempo, di fronte a tanto impegno e buona volontà , anche il partner non cambi idea e decida di entrare in terapia.
Iniziamo allora a compiere i primi passi da soli. Potremmo sorprenderci e scoprire che qualcuno sta seguendo le nostre orme.
Libri consigliati:
Aaron Beck "L'amore non basta" Ed. Astrolabio