martedì 22 luglio 2014

Se non possiamo fermare le onde, allora impariamo a fare il surf!

Ho appena terminato il libro "Dovunque tu vada, ci sei già" di Jon Kabat-Zinn.
Abbiamo parlato già di lui in passato in un articolo sulla mindfulness.

Professore in medicina, Jon Kabat-Zinn è il fondatore della Stress Reduction Clinic presso l'Università del Massachusetts e il creatore del protocollo Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR) per la riduzione dello stress: con Kabat-Zinn, per la prima volta, la pratica della meditazione buddhista, con gli opportuni adattamenti, viene applicata al trattamento clinico di pazienti con sofferenza cronica o debilitati dallo stress.




Il libro, davvero illuminante, rappresenta un'occasione per riflettere sulla possibilità di avvicinarsi alla pratica della meditazione. Kabat-Zinn descrive, in brevi e semplici capitoli, come coltivare la consapevolezza non solo nella pratica formale (che consiste nel restare seduti in una determinata posizione per diverso tempo) ma anche nella pratica informale, ovvero in centinaia di attività quotidiane, come cucinare, fare le pulizie, badare ai propri figli, salire le scale, camminare, stare seduti davanti al caminetto.

Non è mia intenzione recensire il libro, ma semplicemente riportarvi alcuni frammenti tratti da uno dei capitoli che ho più apprezzato: "Se non potete arginare le onde, imparate il surf".

"Le persone che vengono nella nostra clinica imparano presto che lo stress è una componente inevitabile della vita. Pur essendo vero che possiamo imparare, grazie a scelte intelligenti, a non peggiorare la situazione in svariati modi, vi sono cose su cui abbiamo scarso o nessun controllo. Lo stress fa parte nella natura umana (...) ma questo non significa che dobbiamo soccombere a forze più grandi di noi. Possiamo apprendere a lavorare con esse, comprenderle, trovare significati, fare scelte determinanti e sfruttare la loro energia per crescere con forza, saggezza e compassione."




"Immaginiamo la nostra mente come la superficie di un lago o di un oceano. Vi sono sempre delle onde, a volte grosse, a volte piccole e a volte quasi impercettibili (...) Allo stesso modo in cui non è possibile stendere una lastra di vetro sull'acqua per calmare le onde, non si possono sopprimere artificialmente le onde mentali e non sarebbe intelligente farlo. Si creerebbero unicamente nuove tensioni e conflitti interiori, non la calma".



Questa metafora ci riporta direttamente ad una delle strategie di mindfulness utilizzate sia nella gestione degli impulsi (come ad esempio l'impulso ad assumere droghe, alcool, ad abbuffarsi o a farsi del male) sia nel training di prevenzione delle ricadute: l'urge surfing.



La tecnica dell'urge surfing ("fare surf sullo stimolo") si basa sul principio secondo cui ogni impulso è, per sua natura, limitato nel tempo e tende a ridursi gradualmente fino a scomparire. Le spinte all'azione (come assumere sostanze o abbuffarsi), se non soddisfatte, raggiungono presto un picco di intensità, per poi calare di intensità e sparire. Tentare di combattere gli impulsi non fa che alimentarli e intensificarli. La tecnica dell'urge surfing prevede che il paziente cavalchi il proprio impulso, finché non si esaurisce. Verrà istruito ad osservarlo mentre cresce di intensità, a tollerarlo, a notare come va e viene, proprio come un'onda. Dopo due o tre ondate, l'impulso perderà forza e l'onda andrà ad infrangersi. Il mare, poi, si placherà.

Applicata prima ad impulsi deboli e poco dannosi, la tecnica verrà gradualmente applicata dal paziente ad impulsi più intensi ed entrerà nel repertorio di strategie sua disposizione.




La tecnica del "fare surf sullo stimolo" è, ovviamente, utile ad ognuno di noi e può essere facilmente applicata nella vita di tutti i giorni quando un impulso ad agire diventa pressante. Qualche respiro profondo e poi si resta in osservazione, sentendo l'impulso crescere e diminuire, con ondate via via meno forti. Accettare l'esistenza dell'impulso, osservarlo e tollerarlo, certi che svanirà molto presto, può aiutarvi ad affrontarlo in modo efficace.


Allora, vi va di provare a lanciarvi con la vostra tavola alla prossima onda?
In fondo è estate...quale miglior periodo per imparare a surfare?


sabato 5 luglio 2014

I mostri sull'autobus

Questo brano, modificato in parte, è tratto da Hayes, Strosahl e Wilson (1999)

Immagina di essere l'autista di un autobus. E' un autobus molto importante, perché rappresenta tutta la tua vita. Ne sei al comando, scegli tu la destinazione e la velocità di marcia. che direzione prendere ad ogni incrocio e ogni possibile deviazione dal percorso originario. Tutte le tue esperienze, le scelte fatte, le sfide superate e le tue qualità ti hanno portato a ricoprire questo ruolo importante: quello del conducente della tua vita.
Il tuo obiettivo è portare l'autobus a destinazione. Ogni metro percorso verso il punto d'arrivo segnala come tu abbia preso la direzione giusta.
Ma, come ogni conducente d'autobus, devi fermarti lungo il percorso per far salire dei passeggeri. Alcuni passeggeri sono difficilmente gestibili. Anzi, se li osservi bene, noterai che sono effettivamente dei mostri. I mostri rappresentano tutti i pensieri e le emozioni difficili con cui hai dovuto fare i conti nella tua vita, le autocritiche, le sensazioni di panico, le paure e le preoccupazioni incessanti per ciò che potrebbe accadere in futuro.
Tutto ciò che ti distrae dalle infinite opportunità che la vita ti offre assume la sembianza di un mostro.
I mostri rendono il tuo compito molto complicato: non è facile guidare con loro a bordo, poiché sono indisciplinati e chiassosi. Ti insultano e ti colpiscono con la cerbottana, gridandoti "Sei un perdente!", "Ferma l'autobus, tanto non arriverai mai a destinazione!", "Non serve a niente andare avanti!" e così via.
Insomma, non è facile, in queste condizioni, procedere verso il tuo obiettivo.
Allora tu pensi di fermare l'autobus per dirgliene quattro, ma questo ritarderebbe il raggiungimento del capolinea.
Oppure potresti fermarti e costringerli a scendere, ma anche questo ci allontanerebbe dal nostro obiettivo.
Potresti cambiare il tragitto e imboccare una strada diversa da quella prevista, sperando che i mostri si zittiscano, e questo, ancora una volta, renderebbe più complicato proseguire verso il nostro traguardo.
Mentre pensavi a come gestire i mostri, ti sei distratto e hai sbagliato strada. Ora devitornare indietro e fare una serie di deviazioni. Inoltre, hai accumulato del ritardo sulla tabella di marcia.
Ora capisci come, per andare dove vuoi andare e per percorrere la strada che hai scelto, tu debba semplicemente continuare a guidare e permettere ai mostri di continuare a fare baccano, di insultarti e di darti fastidio per tutto il tempo. Puoi creare uno spazio per accogliere tutto il rumore che fanno i mostri, ma non puoi sbatterli fuori o zittirli.
Puoi, però, continuare a guidare, e vivere in modo significativo e appagante, nonostante la loro presenza. Basta accettarli per quelli che sono: semplici passeggeri.